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Nella Roma del dopoguerra, un ragazzino varca quasi per caso i confini della borgata pasoliniana in cui è cresciuto tra scazzottate e partite di pallone e inizia a frequentare i circoli sportivi di Roma nord, dove racimola qualche soldo come raccattapalle. La sua è una di quelle storie di vita straordinarie, in cui lo sport diventa lo strumento per cambiare il proprio destino. E in questo caso lo sport è il tennis che in quegli anni stava rapidamente scalando posizioni verso la ribalta mediatica, grazie soprattutto alle imprese della Nazionale italiana culminate nella vittoriosa finale di Coppa Davis del 1976, in Cile. Di quella nazionale il quarto moschettiere, dopo Panatta, Barazzutti e Bertolucci, quello bello e tenebroso, era lui, Tonino Zugarelli detto "Zuga". Zuga si racconta ora per la prima volta non solo offrendo, dopo un silenzio di quarant'anni, il suo punto di vista su quella mitica stagione sportiva, ma anche disegnando la complicata parabola di una vita costellata di difficoltà e delusioni, che non gli hanno mai impedito dì rialzarsi e continuare per la sua strada. Un libro che per un'intera generazione ha il sapore agrodolce dei ricordi d'adolescenza e che tratteggia, sullo sfondo dell'autoritratto schietto e coinvolgente dell'uomo e del tennista, un'Italia e uno sport che oggi sembrano, nel bene e nel male, lontani anni luce. Prefazione di Adriano Panatta.